martedì 27 settembre 2011
Te Paki
Cape Reinga
Uno di questi permette di vedere l'albero sacro, un pohutukawa dalle cui radici le anime possono scendere nell'aldilà. Quest'albero di ottocento anni cresce abbarbicato ad uno scoglio e, a memoria d'uomo, non è mai stato visto fiorire. Il terreno su cui cresce è così sacro da essere persino proibito l'avvicinarsi. Tra quegli stessi scogli nasce una sorgente. La leggenda dice che le anime dei defunti possono scegliere: bere l'acqua e partire per l'aldilà oppure non bere e restare.
Cape Reinga è anche il luogo in cui il Mar di Tasmania si incontra con l'Oceano Pacifico. E' un punto in cui un particolare incrocio di correnti dà origine a turbolenze e increspamenti visibili dal tracciato. Inoltre è sede di un piccolo faro, tra i più visitati e fotografati.
L'alba a Cape Reinga
Dopo le splendide spiaggie di Piha e Karekare, decidiamo di puntare a nord verso la punta estrema dell'isola. Lungo era il cammino da percorrere e sicuramente sarebbe stata necessaria una tappa a metà strada, ad esempio in un interessante (leggi economico) backpacker a Waipu. L'auto correva veloce (cit.) e Marco decise che avremmo potuto tirare avanti ancora un po' fino alla successiva città di Whangarei. Sara fece notare i decisamente restrittivi orari degli esercizi commerciali di questo Paese. Marco se ne infischiò bellamente con un "eh, figurati se un campeggio non ha qualcuno lì ad aspettare eventuali viaggiatori". Detto, fatto.
Arriviamo a Whangarei alle otto e quarantacinque, in una città buia e deserta, animata solo da pochi frettolosi passanti ubriachi. Individuiamo il campeggio solo grazie al GPS, in quanto persino l'insegna era spenta. In Marco cominciò a farsi strada il dubbo di aver fatto una puttanata peccato di eccessivo ottimismo, dubbio che diventò certezza quando, avvicinatosi al gabbiotto (buio e deserto anch'esso) lesse l'orario di chiusura: un laconico 8:30 che non lasciava presagire nulla di buono riguardo alla nottata... Sara, dimostrando una sorprendente calma kiwi, commentò con un "te l'avevo detto, no, che chiudevano presto?". Si prospettava una nottata impegnativa. Decidiamo per una sosta al McDonald's più vicino, in modo da raffreddare gli spiriti, confortarci con qualcosa di buono e decidere il da farsi. Sara, ricordandomi la coperta in maccina, prospettava una notte accoccolati nell'abitacolo invaso dai bagagli. "Se devo dormire in macchina, preferisco farlo mentre viaggio." affermò di rimando Marco. E subito aggiunse "intendevo che si potrebbe fare una dormitina ogni tanto lungo il percorso, onde evitare inopportuni colpi di sonno". E mentre pronunciava la parola "inopportuni", uno zelante cameriere giunse al tavolo per informarci che di lì a cinque minuti il locale avrebbe chiuso. Inenarrabili offese attraversarono la mente di Marco mentre Sara rideva sommessamente sapendo quello che il suo compagno stava pensando del cameriere, di sua madre e del locale. Con uno scatto degno del migliore opossum suicida, Marco si lancia verso il bancone del caffé ordinando un "short black espresso, no hot water".
Risaliti in macchina, riprogrammiamo il tomtom e ci prepariamo alla nottata. Il caffè bruciato dà la giusta sferzata e ripartiamo alla volta di Cape Reinga.
Chilometro dopo chilometro, opossum dopo opossum, la penisola si srotola sotto le ruote del macinino verde che ci trasporta, mentre la notte si fa sempre più fonda. Il sonno comincia a farsi sentire e Marco decide per una prima sosta in una stradina laterale, sterrata e (manco a dirlo) deserta. Ci accomodiamo, per quanto possibile, ci copriamo con la coperta e, mentre diceva "dormiamo una ventina di minu..zzzz", Marco cadde addormentato, con un pò più di fatica Sara lo seguì. Poche decine di minuti di sonno e ripartiamo. Nuovamente la notte ricomincia a scorrere e città dai nomi impronunciabili, scure e deserte si susseguono senza sosta. Come una illuminazione, un cartello indicatore segnala, a poca distanza, la presenza di un invitante "Nocturnal park". Cosa c'è di più notturno di guidare all'una di notte? Dimentichi del paese in cui ci troviamo, seguiamo l'indicazione per alcuni chilometri fino a giungere di fronte al cancello chiuso con il solito cartello "close at 9:00pm". Interrogandoci sul significato che la parola "nocturnal" ha per i neozelandesi, torniamo sui nostri passi e riprendiamo la strada maestra.
Finalmente, tre ore di asfalto dopo, giungiamo ai confini della Apouri Peninsula e la meta comincia a sembrare a portata di mano. Sono le quattro e passa di mattina e decidiamo per una ultima sosta prima di affrontare gli ultimi centoventi chilometri. Niente luna, niente luci artificiali, solo qualche raro autotreno rendono il cielo più stellato che mai, mentre la costellazione di Orione a testa in giù ci ricorda che siamo molto, molto lontani da casa.
Comodi, coperta, sonno, sveglia, e poi strada, strada, strada fino a quando, alle sei di mattina: l'alba a Cape Reinga.
Le strade neozelandesi
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SH1 |

Dovete sapere che la NZ è invasa (infestata è la parola giusta) da questi morbidi animaletti notturni della grandezza di un gatto, importati dall'australia per la loro morbida pelliccia. A suo tempo sono fuggiti dagli allevamenti neozelandesi in un ambiente privo di predatori. Il risultato fu una esplosione demografica e l'apertura di una lotta senza quartiere dello Stato contro questo pelliccioso flagello. Il caso vuole che l'opossum, dalle rosee zampine nude, sembri apprezzare particolarmente il calore e la consistenza dell'asfalto. Unite questo con la guida kiwi ed ecco che ogni notte centinaia di animaletti ritornano al Grande Opossum dopo uno sfortunato incontro-scontro con qualche veicolo. Nella nostra traversata notturna tra Auckland e Cape Reinga abbiamo incontrato decine di questi mammiferi dai grandi occhi nocciola ma solo uno ci ha colpito particolarmente. Povero, lui.
lunedì 26 settembre 2011
Karekare Beach

Pochi km a sud di Piha si trova Karekare beach. Si raggiunge da un paio di sentieri che scendono in mezzo al bush fino alla spiaggia resa famosa dal film "Lezioni di piano". Anche qui sabbia nera per centinaia di metri che brilla sotto il sole e un mare che non perdona. Alcuni grossi scogli affiorano sulla spiaggia, con le basi ricoperte dalle verdi cozze del Pacifico e da altri animali che attendono pazientemente il ritorno dell'alta marea.
domenica 25 settembre 2011
Titirangi
Ed eccoci, senza parole di fronte alle Fairy Falls di Titirangi

Piha Beach
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La Lion's Rock |
Roulotte, mare, fango, latrine e surfisti in un connubio meravigliosmente kiwi.
"Le docce, parla delle docce!"
Le docce? La doccia era un soffione attaccato a un tubo di gomma, attaccato a una pompa, riscaldata da uno scaldabagno a gas di probabile origine sovietica, alimentato da una bombola di gas nel bagno. Il tutto era contenuto da una vasca sradicata chissà dove ed andava attivato secondo una precisa sequenza in tre step la morte istantanea. A coronare il quadretto, il capanno degli attrezzi che faceva da antibagno. Bellissimo. Il cesso era una buca di circa tre metri con una cabina intorno e una graziosa tavoletta del cesso inchiodata sul bordo. Sulla porta interna, foto di surfisti e splendidi mari. Bello, si ma nulla in confronto alla bellezza selvaggia e letale della spiaggia che con correnti, onde e rocce, ogni anno fa qualche vittima.
sabato 24 settembre 2011
Nella Weta Cave
venerdì 23 settembre 2011
Sushi e torri
Eccoci qua, in questa capitalina (perchè la vera capitale kiwi è Wellingtion) dell'emisfero sud. Grattacieli, torri come la Sky Tower della foto e una miriade di ristoranti coreo-nippo-cino-tailandesi sorgono su una cinquantina di coni vulcanici spenti (per ora)
Questo fa sì che camminare per alcune vie, nella fattispecie quelle che si dirigono verso il porto, possano rivelarsi uno spiacevole esercizio cardiocircolatorio.
Nella seconda foto potete avere un piccolo assaggio di ciò che ci ha sfamato in questi primi due giorni. I sushettari sono frequenti quasi come i tabacchini in Italia, con i loro banchetti che espongono scatoline pronte a pochi dollari: un pasto economico e gustoso per gli squattrinati come noi.
Habemus machinam!
mercoledì 21 settembre 2011
Per chi volesse...
...seguire l'andamento del mio volo,
www.flightstats.com e poi cercate i voli ek136 ed ek434
E questo qua sotto dev'essere il mio aereo...
martedì 20 settembre 2011
E si va...
Primo post di questo viaggio di quaranta giorni che mi porterà dall'altra parte del mondo
venerdì 16 settembre 2011
Quando il dovere finisce...
Venerdì scorso è stato il mio ultimo giorno di lavoro. Un HURRA' per me! Dopo tanto lavoro in campagna, finalmente le agognate vacanze, e che vacanze!