lunedì 17 ottobre 2011

Abel Tasman National Park in kayak

Galvanizzati dalla recente esperienza in grotta, tronfi per il nostro sucesso, sentivamo di tenere il mondo in una mano e di essere in grado di affrontare qualsiasi altra avventura. Con queste premesse ci siamo diretti verso Marahau, porta di accesso a uno dei parchi naturali più belli della Nuova Zelanda: l'Abel Tasman National Park. Avevamo sentito dire che uno dei mezzi migliori per godere della bellezza della sua costa era il kayak. Alloggiati all'ostello Barn, abbiamo spulciato i numerosi depliant che proponevano mirabolanti escursioni di varia durata, accomunate dal ritorno in acquataxi o, peggio, a piedi. Finalmente l'occhio acuto di Marco cade su un volantino che propone una giornata in kayak, andata e ritorno, ad un prezzo accessibile e con pranzo incluso. A cinque minuti dalla chiusura, dopo un rapido cenno d'intesa, decidiamo che una intera giornata di kayak senza sapere nemmeno come pagaiare e senza una minima preparazione atletica"si può fare". Prenotiamo per l'indomani mattina alle otto.
La sveglia ci colpisce senza pietà e dopo una colazione da campioni andiamo presso la sede di Kuha Kayak, dove ci aspettava Gies, la nostra guida. Insieme a noi un'altra coppia di sciagurati. Il cielo plumbeo che da ormai venti giorni ci accompagnava in ogni nostro spostamento non lasciava presagire nulla di buono. Si prevedevano pioggia e forse vento nel pomeriggo, cosa poco raccomandabile quando ti trovi in mare a cavalcare una suppostona gialla. In ogni caso, tranquillizzati dalle previsioni insospettabilente clementi, decidiamo di rischiare.
Indossiamo, una giacca antivento, un giubbotto di salvataggio e un ridicolo gonnellino elastico di neoprene, prolungato sul davanti e sicuramente degno di una lady gaga. Saliamo sul solito furgoncino che questa volta trainava un carrello con 4 kayak, dei quali due monoposto. Insieme a noi l'altra coppia, ugualmente abbigliata a parte una graziosa coppia di cappellini coordinati.
Ci vengono spiegate alcune nozioni basilari sul come entrare nel kayak, le basi del pagaiamento (!!???) e come uscirne in caso di attacco di pinguini. Saliamo e veniamo spinti in acqua. Jes mi ricorda che, essendo dietro avre dovuto seguire il ritmo dato da Sara e sarei stato al timone, da manvrare coi piedi.
In questo frangente risultarono subito evidenti le terribili limitazioni dell'essere umano maschile. La peggiore di queste è sicuramente la nota incapacità di compiere più azioni contemporaneamente: pagaiare e mantenere la rotta allo stesso tempo mi era impossibile. Figuriamoci mantenere il ritmo di Sara...
Mentre io e lei cercavamo di coordinare le pagaiate o perlomeno di muoverci in avanti, l'altra coppia filava in perfetta sincronia verso la costa come una galera lanciata a tutta velocità. Lentamente capiamo come gestire il kayak, anche se non c'era comunque verso di muovere all'unisono le pagaie. Puntiamo verso Adele Island, riserva naturale abitata da uccelli nativi e alcune foche, mentre una fastidiosa pioggerellina scendeva su di noi.
Il giro prosegue con incagliamenti nella sabbia, brevi escursioni, con tanto di balzi atletici per attraversare piccoli torrenti, e picnic su calette deserte e lussureggianti raggiungibili solo via mare. Alla fine il tempo è stato più che dignitoso, permettendoci di godere pienamente di questo gioiello situato nel nord della south island.

2 commenti:

Sonia R ha detto...

Davvero complimenti! Siete splendidi!!
Sonia

Elena ha detto...

I miegliori "turisti per caso" di cui io abbia mai letto le mitiche imprese!!!
Siete veramente due temerari...