mercoledì 1 dicembre 2010
Uscendo dal lavoro
Sono le 18. Cammino lungo la strada che mi porta fuori dal lavoro. Nessun rumore, solo il canto incessante degli uccelli. Nessuna auto, nessun chiacchiericcio, nessun abbaiare, nessun belare. E osservo il cielo: nuvoloso e grigio, come questa mattina alle 6,30 quando mi sono alzata per venire qua. Nonostante sia brutto, dà una certa tranquillità vedere che il cielo è rimasto tale e quale per tutto il giorno. Mi fa sentire a casa, quando ti alzi e guardi fuori dalla finestra per decidere se vestirti pesante o leggero, perché tanto il tempo non cambierà.
Continuo a farlo anche qua dimenticandomi che su quest'isola il cielo cambia ogni istante: mi sveglio, guardo fuori dalla finestra e decido come vestirmi, ritrovandomi a mettermi e a togliermi per tutto il giorno il maglione che mi ero portata in più perché "non si sa mai".
Dunque, cammino ed osservo il cielo. Nuvoloso, di quelle nuvole che sembrano fiocchi di cotone o panna montata e, visto che montagne non ce né, sono così basse che sembra quasi che alzando una mano le riesci a toccare.
Cammino e sono arrivate le prime gocce di pioggia "era ora, è tutto il giorno che mi aspetto che piova" e mentre penso, un raggio di sole buca le nubi dietro di me e mi accompagna lungo il sentiero verso casa.
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4 commenti:
queste parole sono un piccolo capolavoro.....ed io non ho un commento all'altezza.
Sublime descrizione di sensazioni vere e profonde...
Sara, sei strepitosa quando racconti!
poesia o meteorologia??
Te lo dico sempre, sei un cielo in primavera, amorino :)
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